Introduzione
“La via ha prodotto uno. Uno ha prodotto due, due hanno prodotto tre, tre hanno prodotto i diecimila esseri. I diecimila esseri si scostano dall’elemento Yin e abbracciano l’elemento Yang. Il soffio vuoto ne fa una mescolanza armoniosa. (Tao-te-Ching, 42)
La medicina cinese è un sistema di pensiero e di azione che si è sviluppato nel corso di oltre due millenni. Si basa su testi molto antichi ed è il prodotto di un continuo ripensamento critico e di una vasta mole di osservazioni ed esperienze cliniche. Le sue radici sono da ricercarsi nella filosofia, nella logica, nelle abitudini e nella sensibilità di una civiltà molto diversa dalla nostra che, in quanto tale, ha una propria percezione del corpo, della salute e della malattia.
La medicina cinese considera importanti aspetti del corpo umano che non lo sono per la medicina occidentale. Allo stesso modo la medicina occidentale osserva e descrive aspetti del corpo umano che non sono significativi per la medicina cinese. Ad esempio la medicina cinese non contiene il concetto di “sistema nervoso” né riconosce l’esistenza di un sistema endocrino, e tuttavia questa medicina può essere usata per guarire sia problemi legati al malfunzionamento del sistema nervoso così come può risolvere brillantemente disturbi di tipo endocrino.
Anche la terminologia usata dalla medicina cinese è molto diversa dal linguaggio medico occidentale. Ad esempio i cinesi parlano di “umidità”, “calore”, “vento”, “freddo” come agenti patogeni di alcune malattie, mentre la medicina occidentale non riconosce nulla di simile all’”umidità” e tuttavia è in grado di curare ciò che dai cinesi viene descritto come “Umidità nella Milza”. E gli esempi potrebbero continuare a lungo.
La differenza più significativa fra queste due medicine, ben più importante di quella che separa i due diversi linguaggi descrittivi è tuttavia la diversa struttura logica sottostante a ciascuna metodologia, ovvero le operazioni mentali che guidano la percezione clinica e il giudizio critico. La medicina occidentale si occupa principalmente di categorie o agenti patologici suscettibili di essere isolati. Il medico occidentale parte da un sintomo e ne cerca il meccanismo sottostante: quindi una causa specifica per una malattia specifica. La malattia potrà pure coinvolgere più parti del corpo, ma è un fenomeno relativamente ben definito e autonomo. Perciò la medicina occidentale fa uso di una logica analitica.
La medicina cinese invece rivolge la propria attenzione alla totalità dell’individuo fisiologico e patologico. Quindi tutte le informazioni rilevanti che includono il/i sintomi ma anche le caratteristiche generali del paziente, che raccolte insieme giungono a costituire ciò che la medicina cinese chiama un “quadro di disarmonia”. Tale quadro di disarmonia descrive una situazione di squilibrio nel corpo del paziente. La medicina cinese segue quindi una logica sintetica: le interessa riconoscere le relazioni che legano insieme tutti i segni e i sintomi di quel particolare paziente e di ogni paziente preso per sé. Compito della terapia sarà dunque riportare equilibrio, ricondurre l’individuo a una condizione armonica.
Il metodo cinese è quindi un metodo olistico, basato sul concetto che nessuna parte può essere compresa se non in relazione al tutto. Il sintomo non viene perciò ricondotto a una causa ma visto come parte di una totalità. Il terapeuta cinese vorrà dunque e sempre sapere come ogni sintomo, manifestato da una persona, si inquadra nel complesso delle manifestazioni corporee di quella persona. Il sintomo è quindi solo un aspetto di uno squilibrio corporeo complessivo, che può essere rilevato anche in altre modalità della vita e del comportamento della persona.
La logica che sottosta alla teoria medica cinese, secondo la quale una parte può essere compresa solo in relazione al tutto, si applica alle relazioni, alle strutture e al mutamento e viene detta teoria Yin -Yang. Essa si basa sulla costruzione filosofica di due polarità complementari, dette Yin e Yang. Questi opposti complementari non sono né forze né entità materiali ma semplicemente categorie che si prestano a descrivere come le cose funzionino l’una in relazione all’altra e in relazione all’universo. Vengono usate per spiegare il mutamento incessante che caratterizza il procedere della natura. I fenomeni e gli eventi si sviluppano in una sorta di cooperazione spontanea, di dinamica interna connaturata con le cose stesse.
I cinesi ritengono che l’universo sia in perpetuo movimento e che questo movimento non è dovuto a una causa prima o a un creatore bensì a una dinamica interna di processi ciclici. Tutti gli organismi attraversano 4 stagioni nel ciclo vitale: nascita, maturazione, declino, morte. La costanza del cosmo sta nella regolarità di questi cicli di mutamento. Il cosmo stesso è costituito da una fitta rete di cose ed eventi interrelati. Ed in questa rete di relazioni e mutamenti ogni entità è definibile solo per mezzo della sua funzione e ha significato solo in quanto parte del quadro complessivo.
Conoscenza, nell’ottica cinese, significa dunque percezione attenta del movimento interno al tessuto dei fenomeni e quindi coincide con la comprensione delle relazioni fra i fenomeni e delle forze che li muovono ed in ultima analisi con la capacità di entrare in sintonia con questa dinamica invisibile.